A circa 30 km a sud di Firenze, nei pressi di Leccio, nel comune di Reggello, si trova il Castello di Sammezzano. La struttura, chiusa ormai da oltre 30 anni, è appartenuta a una delle più importanti famiglie dell’aristocrazia fiorentina: i Panciatichi Ximenes d’Aragona. Realizzato nell’800 da Ferdinando d’Aragona, è circondato da un ampio e meraviglioso parco.
L’edificio principale del castello di Sammezzano è una costruzione eclettica con prevalenza di stile orientalista, effetto della ristrutturazione ottocentesca di una grande fattoria edificata nel 1605. La storia del luogo è però più antica tanto che viene fatta risalire all’epoca romana.
Lo storico Robert Davidsohn, nella sua Storia di Firenze, afferma che nel 780 potrebbe essere passato dalla zona lo stesso Carlo Magno di ritorno da Roma, dove aveva fatto battezzare il figlio dal Papa. La tenuta di cui fa parte il castello di Sammezzano, dopo essere passata di proprietà in proprietà a diverse importanti famiglie, rimase infine alla famiglia Ximenes d’Aragona fino all’ultimo erede, Ferdinando.
Il Castello di Sammezzano è il più importante esempio di architettura orientalista in Italia. Gli elementi moreschi principali del castello sono i pregevolissimi mosaici in ceramica, le variopinte armonie geometriche e vegetali, ma anche i suggestivi bassorilievi e le varie cupole ad archi intrecciati. All’esterno il Castello si distingue per una facciata solare ed una facciata lunare.
Il Castello di Sammezzano contiene al suo interno 65 sale, nelle quali appaiono molti motti in latino, frasi in italiano e anche note musicali. Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona riorganizzò anche l’area verde che circonda il Castello. Si tratta di un terreno di circa 65 ettari che formano, appunto, il Parco Storico.
Ferdinando collocò nel parco numerose piante rare ed esotiche che dovevano avere la duplice funzione di abbellire gli esterni e introdurre i visitatori e gli ospiti alle meraviglie dello stile moresco del castello. Dell’inestimabile patrimonio botanico, solo una piccola parte di piante ottocentesche è giunta ai giorni nostri.
Recentemente si è iniziato a rimettere a dimora alcune delle essenze andate perdute. Oggi sono presenti nel Parco Storico esemplari di araucaria, tuja, tasso, cipresso, pino, abete, palma, yucca, querce, aceri, cedro dell’Atlante, cedro del Libano, bagolaro, frassino, ginepro, acacia, tiglio. Nel parco si trova, inoltre, il più numeroso gruppo di sequoie giganti in Italia con ben 57 esemplari adulti, tutti oltre i 35 metri.
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