Lo strazio di guerre interminabili e le lacrime versate per i caduti; le ferite ancora doloranti e l’orgoglio mai scalfito. Visitare Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, vuol dire in prima battuta volerne comprendere a pieno il passato. Per godere delle bellezze che la città offre è indispensabile fare propria la sua anima. O meglio, le varie anime di Sarajevo: multietnica, multireligiosa, multiculturale, culla della vera essenza del melting pot. Una città dal carattere forte che come un Giano Bifronte trova la sua completezza nell’unione delle due radici culturali, araba ed europea.
In ogni angolo di Sarajevo questo dualismo rivive, ammantando al città di un fascino senza eguali. Ancora ingiustamente estranea al turismo di massa, Sarajevo è una di quelle mete dove i viaggiatori si fermano poco. Eppure di “cose” da vedere ed esperienze da fare qui ce ne sono in quantità.
Bašcaršija è l’affascinante centro storico, la città vecchia testimone immortale delle culture e religioni che sono passate e che ancora vi abitano. Si tratta di un forziere pieno di meraviglie, prime tra tutte la moltitudine di moschee e chiese. Ognuna di queste varrebbe la pena di essere visitata per riuscire a capire il principio di convivenza che ispira questa regione.
Dalla Moschea Gazi Husrev-beg alla vecchia Chiesa ortodossa; dalla Cattedrale serbo-bizantina, con il campanile dorato e le cinque cupole, alla Moschea Gazi Husrev-be, la più grande della Bosnia Erzegovina, nonchè edificio cardine dell’intera città. Dalla Moschea dell’Imperatore alla Cattedrale cattolica del Sacro Cuore, passando per la Vecchia Sinagoga. Molte moschee, chiese ed edifici storici affacciano sulla via centrale, Ferhadija, mentre il punto di ritrovo cittadino per eccellenza è la fontana moresca Sebilj e la piazza che la circonda.
Il passato scorre per le strade della città e attraversa anche i suoi ponti, come l’iconico e storico Ponte Latino sul fiume Miljacka, dove nel 1914 Gavrilo Princip uccidendo Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este fornì il pretesto per lo scoppio della prima guerra mondiale. Sempre a Bašcaršija si trova Vijećnica, la Biblioteca Nazionale e Universitaria della Bosnia ed Erzegovina che, affacciata sul fiume, è il cuore culturale della città.
Il Mercato Pijaca Markale, il più importante di Sarajevo, è stato il teatro delle due stragi del 1994 e 1995 nonché luogo dei colloqui di pace che portarono all’Accordo di Dayton e oggi è un tripudio di colori e sapori della tradizione culinaria bosniaca.
Impossibile visitare Sarajevo senza passare per Galerija 11/07/95, il Museo del Massacro di Srebrenica o fermarsi davanti ad una delle Rose di Sarajevo. Sparse per tutta la città, queste rose sono in realtà i buchi sull’asfalto causati dai colpi di mortaio durante i quattro anni di assedio alla città. Al di fuori di Baščaršija c’è tutta un’altra Sarajevo da scoprire iniziando dalla passeggiata lungo il fiume Miljacka che la taglia a metà.
Il tramonto al Yellow Bastion che regala un panorama mozzafiato sulla città e ancora la pista da Bob delle Olimpiadi Invernali di Sarajevo 1984, l’Icar Canned, l’installazione del 2007 regalata dall’artista Nebojsa Seric Shoba; il Parco Vrlo Bosne; il Tunnel della Vita, usato durante la guerra per gli approvvigionamenti; il Museo Nazionale di Bosnia ed Erzegovina.
Le “cose” da vedere nella Sarajevo fuori dalla città vecchia sono numerose e ognuna di esse racconta un pezzo del duro passato di questa città che ha saputo trasformare le sofferenze in patrimonio culturale.
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